Tante le raccomandazioni impartire dal Ministero della Salute per prevenire il diffondersi dei contagi da Covid-19. Tante le misure adottate in termini di mobilità e socialità tra cui una su tutte è restare a casa. Una misura quest’ ultima importantissima, solo così è possibile arginare il contagio, evitarlo per sé e per gli altri…. Ed evitare dunque l’ospedalizzazione perché, la criticità unita alle carenze delle strutture sanitarie non assicura che tutti, in massa, possano ricevere le dovute cure.

E allora che si fa’? Si resta a casa e se si sospettano sintomi da contagio ci si rivolge al medico di base o il pediatra di libera scelta con consulto telefonico. Perché consulto telefonico? Un po’ per evitare assembramenti nelle sale d’attesa dei medici ma soprattutto perché gli stessi non sono dotati il più delle volte dei famosi dp (dispositivi di protezione) che proteggano sia il medico ma anche l ‘assistito. Una situazione davvero complessa che nella sua risoluzione potrebbe tra le altre evitare l’ ospedalizzazione dove possibile. Come? Andiamo per steep in modo chiaro e semplice, riportando quello che succede adesso : Il paziente, in caso di sintomi sospetti, chiama il suo medico. Il medico, ascoltato il paziente, nel caso in cui i sospetti siano riconducibili al presunto contagio da Covid-19 si procede affinché allo stesso possa essere eseguito un tampone… Fin qui, sembra tutto semplice e lineare ma.. Ma ecco che passano i giorni, come qui in Campania, giorni dapprima in attesa che venga eseguito il tampone successivamente in attesa del risultato. E nel frattempo? Nel frattempo i giorni passano ma, qualora si risulti poi contagiati, il virus continua la sua corsa interiore compromettendo sempre più le vie aeree, i polmoni, aggravando sempre più il quadro clinico del paziente che con molta probabilità poi si ritroverà ad essere ospedalizzato per le cure necessarie in un quadro clinico ormai complesso. Eppure ci sono studi scientifici che stanno giorno dopo giorno sperimentando sempre nuove terapie affinché si possa contrastare questo virus, o quantomeno contrastare i decessi. Noto ormai a tutti è il farmaco Tocilizumab, che viene adoperato in ambito ospedaliero per i casi gravi affinché possano essere estubati, un farmaco che sta dando buoni risultati ma, vale la pena ricordare, non è l’ antitodo al virus, non è ne un vaccino (che si sta studiando ma i tempi non sono di certo brevi per la enorme complessità) ne un farmaco che elimina la morte : No, ogni soggetto è a sé, ed ogni soggetto ha una certa rispondenza alle terapie e tale principio vale per qualsiasi farmaco. Oltre al tocilizumab ci sono anche altri farmaci, altri protocolli riconosciuti che se somministrati tempestivamente potrebbero portare benefici come l’impiego dell’idrossiclorochina, un farmaco che potrebbe limitare la corsa funesta del virus durante i giorni di attesa, un farmaco che magari dopo una auscultazione, una visita del paziente potrebbe da subito prescrivere il medico di base.. Di seguito, vengono riportate quali sono le differenza tra i due farmaci, il loro impiego, e la loro efficacia secondo pareri scientifici 

DIFFERENZA TRA TOCILIZUMAB E PROTOCOLLO IDROSSICLOROCHINA.

Il Tocilizumab e l’Idrossiclorochina solfato sono due farmaci che sono stati applicati nel protocollo ospedaliero, ma differente categoria farmaceutica; il primo è un anticorpo monoclonale ,inibitore dell’Interleuchina-6(IL6), usato nell’artrite reumatoide , ma che ha trovato impiego off-label, ovvero fuori indicazione terapeutica, su pazienti affetti da polmonite interstiziale da COVID-19, con azione antinfiammatoria. .E’un farmaco prettamente ospedaliero, infatti va monitorato perché ha degli effetti collaterali, quali l’ipersensibilità, nel caso si verifichi una reazione anafilattica, deve essere disponibile un trattamento appropriato per l’uso immediato( Dicembre 2010 Comunicazione diretta agli operatori sanitari riguardante l’associazione tra tocilizumab ( RoActemra®) e l’anafilassi nota AIFA), oltre ai danni epatici, etc… Questi sono solo alcuni! Il protocollo con Tocilizumab va applicato in pazienti che hanno difficoltà respiratorie ( dispnea ), tendenti al peggioramenti e alla conclamazione della polmonite bilaterale e che sono in terapia intensiva o subintensiva , ergo estrema ratio o quasi. Bisogna precisare che non tutti rispondono positivamente, vuoi per complicanze, vuoi perché ci si è accorti tardi o si sono sottovalutati i sintomi; fatto certo è che i dati sui soggetti guariti, rispetto al tasso di mortalità sono molto sbilanciati, c’è un forte divario. Considerazione diversa viene fatta per il secondo, ossia l’ Idrossiclorochina solfato, di questo farmaco abbiamo tutti i dati sull’efficacia sugli effetti collaterali e sul largo impiego. E’ un farmaco che deriva dalla corteccia di China, che è una pianta molto conosciuta nelle Ande peruviane, India, etc… E’ da sempre usata come ANTIMALARICO sin dal XVII secolo, poi con l’avvento dell’industria farmaceutica è stato sintetizzato in laboratorio e l’azione con meno effetti collaterali la dà l’Idrossiclorochina solfato ( meglio conosciuta con il nome commerciale di Plaquenil). Come già’riportato nasce come antimalarico, ma anch’esso è usato nell’artrite reumatoide, sempre off-label, ma agisce come immunomodulatore, agendo a livello cellulare attraverso una serie di meccanismi che vanno a modulare e ridurre la stimolazione dei Linfociti-T , con conseguente riduzione del rilascio di molecole infiammatorie da parte degli stessi . Esso può essere prescritta anche dal medico di base nella terapia di primo approccio terapeutico, sin dai primi sintomi da COVID-19, ovvero in caso di comparsa di febbre e tosse. E’ da poco stata avviata la sperimentazione domiciliare , approvata dall’AIFA, per evitare l’ospedalizzazione. I suoi effetti collaterali sono ben noti , in quanto è un farmaco con una storia farmacologica. Il medico di base nel prescrivere il farmaco fa un’anamnesi al paziente (ricordiamo che il medico di base è colui che conosce bene il quadro clinico del proprio paziente) , dunque potrà procedere ad un veloce approccio terapeutico al protocollo con l’Idrossiclorochina, visto che i primi sintomi da COVID-19 sembrano essere stati identificati. L’intervento del medico di base , in questa fase, è importante per evitare il collassamento dei Pronto Soccorso e degli ospedali, e credo che non si arriverebbe alla fase della polmonite, che è un avanzamento .

Si ringrazia per la collaborazione medico scientifica:

Dott. sa Maria Katia Cerullo Farmacista

Dott. Carmelo Cicale

(Ol. Vi)


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